I giovani dem divisi tra pro-Pal e "poltronisti"

Scritto il 14/12/2025
da Francesco Boezi

Viaggio tra gli juniores: Schlein punta sulla piazza, D'Alema sui futuri dirigenti

Se dissenti sei un "islamofobo". Se ti allinei fai carriera. Nei Giovani Democratici, il pluralismo è diventato una colpa e la fedeltà una virtù. "Un'enclave pro Pal", una "comunità militante monotematica", così la definisce una voce dissidente interna, un giovane riformista, nel descrivere la trasformazione della giovanile del Pd al tempo di Elly Schlein. "Me ne dicono di ogni, a me e a quelli che la pensano come me. Restiamo nelle retrovie o ci rifugiamo nell'associazionismo, ma ormai abbiamo perso il pallino del gioco", racconta. Il modello, spiega, è quello della "Flotilla di terra": mobilitazione permanente, linguaggio militante, pressione sul diritto alla casa sulla falsa riga di Ilaria Salis. Il mandato è tutelare ogni minoranza, poco importa quale: quella Lgbtq, per esempio, e quella "pro Pal". Anche quando le due istanze appaiono tra loro incompatibili, la linea non cambia. Sull'islam politico l'orientamento è chiaro: apertura.

A Milano, nel marzo 2025, i Gd hanno partecipato a una Iftar Street, la rottura del digiuno del ramadan, insieme ai Giovani Musulmani di Milano e Monza. A maggio, a Cremona, i giovani dem si sono schierati a favore di una lezione sull'islam nella scuola primaria, rivendicandone il valore educativo. Sul piano nazionale, il 2 dicembre 2025 a Siracusa, rappresentanti dei Gd hanno partecipato a un dibattito sulla Palestina con esponenti delle comunità islamiche, tra cui Yassine Lafram, presidente dell'Ucoii, che viene spesso collegato al disegno politico dei Fratelli musulmani. E ancora nel 2024 a Milano, un convegno dei Gd intitolato "Colonialismo & Apartheid in Palestina" è finito nella bufera per la presenza di relatori accusati di veicolare una narrazione filo-Hamas. Tra questi, manco a dirlo, Francesca Albanese. A questi episodi si aggiunge una continuità storica: figure come Khalid Chaouki, ex parlamentare dem e fondatore dei Giovani musulmani d'Italia, hanno concatenato le due realtà. Abderrahmane Amajou, oggi presidente di ActionAid, ha militato sia nella Gmi sia nelle giovanili dem. Nel loro insieme, questi casi alimentano la definizione, usata da una voce dissidente, di "enclave pro Pal". E poi c'è la "mutazione genetica" imposta da Elly Schlein. Dopo cinque anni di blocco congressuale, oggi la segreteria nazionale dei Gd è affidata a Virginia Libero. Bocciata alle Regionali venete, Libero è una diretta emanazione dell'onorevole Scarpa, dell'area bonacciniana appena entrata in maggioranza. Ma l'alternativa al movimentismo schleiniano non è il pluralismo. È l'altro polo del sistema: l'area dalemiana, incarnata da Tommaso Sasso, dalemista prima ancora che dalemiano. O comanda Elly o comanda D'Alema. In mezzo non c'è spazio. Per i giovani riformisti, non esiste più un luogo politico. Faccia del "movimentismo" è anche la vicepresidente della Regione Toscana Mia Diop. In Consiglio comunale a Livorno non si è distinta: "Parla due volte l'anno". Il padre è stato accusato di non pagare l'affitto da anni. La casa, pure secondo Fuori dal Coro, è del Comune di Livorno. Lei ha preso le distanze e ha promesso d'intervenire una volta eletta. Ora è la vice di Giani in Regione e secondo i meloniani livornesi "non ha ancora fatto nulla". A Napoli, a novembre, si è celebrato il congresso che ha eletto Libero segretaria. E che garantirà la presidenza ad Alessandro Monciotti, gualtieriano legato a Sasso. Cinquanta e cinquanta, da puro Cencelli. Della palestra politica, l'iconica sinistra giovanile, è rimasto poco. La juniores di Elly è tutta spartizione e ideologia. Ma rispettando il ramadan.