La Francia è una start up politica e tecnologica

Scritto il 14/12/2025
da Sebastiano Caputo

Follow the money. Per comprendere la Francia del futuro, a due anni dalle elezioni presidenziali, prima ancora dei sondaggi che oggi danno il candidato del Rassemblement National Jordan Bardella vincitore in tutti ballottaggi, occorre prima seguire gli investimenti finanziari dei titani della tecnologia e dell'industria. Come scrive nel suo ultimo libro Giuliano Da Empoli, che a Parigi è considerato giustamente un divo della letteratura, è arrivata "l'ora dei predatori". Cioè il tempo in cui gli apparati del potere tradizionale faticano a resistere davanti all'ascesa di élite molto più spregiudicate, che in alcuni Paesi, come Argentina, Stati Uniti, El Salvador o Arabia Saudita, hanno fatto del caos "non più l'arma dei ribelli, ma il sigillo dei potenti".

Oltralpe anche, esistono miliardari più o meno noti che vogliono accelerare la Storia o provare ad arrivare in anticipo ai grandi appuntamenti che la Storia presenta davanti a sé. Tra i più attivi, Xaviel Niel, fondatore del colosso della telefonia Free (Iliad in Italia), nonché co-proprietario del primo quotidiano del Paese (Le Monde), il quale però, anziché occuparsi di politica francese in senso stretto, si è promesso di lanciare la via europea dell'intelligenza artificiale al servizio della Francia. Una visione tecno-utopista che coincide in realtà con le sue origini. Ex hacker informatico, assiduo frequentatore delle catacombe di Parigi, e protagonista di una biografia dal titolo "La via del pirata", Niel è allo stesso tempo l'unico rappresentante europeo nel consiglio di amministrazione di TikTok. Meno pragmatica e più impegnata è invece la traiettoria di Vincent Bolloré; industriale e produttore televisivo, nonché azionista di maggioranza di Vivendi, con un patrimonio complessivo netto di 8,4 miliardi di dollari. È lui che da qualche anno, con il suo impero mediatico composto da reti televisive, giornali, radio e web tv - tra cui l'emittente CNews, che è riuscita in poco a tempo a battere negli ascolti il suo principale concorrente BfmTv - sta dettando l'agenda del dibattito pubblico francese. E soprattutto sta normalizzando in qualche modo le destre, da Zemmour a Marine Le Pen, passando per Marion Maréchal, in un Paese che storicamente ha visto la formazione di un fronte repubblicano in vista del secondo turno presidenziale per impedirne la vittoria.

Ora, accanto all'operato di Bolloré, quello stesso universo politico, può contare su un altro miliardario meno noto che da qui al 2027 aumenterà le frequenze di attività (anche se vive in Belgio come "esiliato fiscale"). Si chiama Pierre-Edouard Stérin e deve la sua fortuna economica alle Smartbox, quei confanetti regalo che hanno spopolato in Europa. Convertitosi al cattolicesimo, Stérin, ha iniziato a interessarsi di politica organizzando ogni mese gli "aperitivi del bene comune", riunioni molto discrete per unire persone con la stessa visione del mondo. Da lì, è nato il progetto "Pericles", con l'obiettivo di formare una vera e propria élite politica, a partire dalla formazione degli amministratori locali; ha acquisito la rivista settimanale Valeurs Actuelles, mentre di recente avrebbe promesso fino a 150 milioni di euro volti a sostenere tutta una serie di progetti culturali per promuovere un fronte repubblicano delle destre, a prescindere da chi, da destra, arriverà al ballottaggio. E proprio sull'esperienza di Donald Trump negli Stati Unti, l'urgenza di Stérin non è solo quella di vincere le elezioni e governare, bensì di riuscire a creare una classe dirigente di giovani talenti che riesca a prendere il potere. Non a caso Jordan Bardella, già affiancato dal "team Stérin" sulla comunicazione, alle prossime elezioni avrà soltanto 32 anni.

Così la Francia sta diventando un incubatore di start-up tecnologiche e al contempo anche un laboratorio di "nuovi predatori".